Il Trentino è sempre più consapevole della necessità di implementare azioni volte ad uno sviluppo sostenibile che sostenga le imprese del territorio attraverso programmi, politiche, strategie e formazione di figure competenti in grado di favorire una crescita durevole che tenga conto degli impatti economici, sociali ed ambientali.
Argomento posto in primo piano all’Assemblea di Confindustria Trento svoltasi giovedì 29 settembre al centro congressi di Riva del Garda, in cui sono state presentate le proposte e i risultati del secondo position paper “Transizione sostenibile”, nell’ambito del progetto “Duemilatrentino – Futuro presente”. Con uno sviluppo in tre atti, il progetto ha avuto inizio del 2021 con lo studio sulla “Centralità dell’individuo e della qualità della vita” e terminerà nel 2023 con al centro il tema “Società Trentino 5.0” per un approccio integrato di economia, società e digitalizzazione. Lo scopo è quello di acquisire gli elementi necessari per interpretare gli scenari futuri del Trentino per una pianificazione strategica volta ad un rilancio ed un rafforzamento concreto del territorio e delle imprese, preparandosi a cogliere le numerose sfide ed opportunità poste dalla sostenibilità. Come sottolineato dal Presidente Fausto Manzana:
“Se vogliamo dare un futuro al nostro Trentino dobbiamo essere capaci di fare delle scelte decise e ambiziose: giovani generazioni, sviluppo economico, nuovi modi di concepire l’approvvigionamento energetico”.
Centrale quindi il tema della valorizzazione del capitale umano, in particolare delle nuove generazioni, come uno dei punti focali per una transizione sostenibile. Per questo, è necessario rendere il trentino attrattivo, in grado di rappresentare una best practice di welfare, lavoro e impresa a misura di persona.
Il valore della formazione per la transizione sostenibile
Lo sviluppo sostenibile del territorio non può però prescindere da un cambiamento culturale: creare e diffondere una cultura della sostenibilità e della Responsabilità Sociale d’Impresa è il primo passo, partendo innanzitutto dalle giovani generazioni. Questo è possibile attraverso la formazione, pilastro fondamentale della sostenibilità integrata, per la creazione di un tessuto sociale e produttivo coraggioso, innovativo e con le giuste conoscenze e competenze per affrontare le nuove sfide poste dalla sostenibilità.
È nostra volontà agire su questi fronti, appoggiando e collaborando con Confindustria nel suo importante percorso di sostenibilità ed essere partner di aziende ed organizzazioni per intraprendere un processo di cambiamento ed empowerment attraverso un potenziamento delle competenze necessarie per prepararsi ad attuare una transizione sostenibile.
Un esempio di questo impegno è il percorso di formazione sul management della sostenibilità sviluppato per Aquila Energie, azienda leader nel settore della distribuzione carburanti, che abbiamo supportato anche nella redazione del Bilancio di Sostenibilità 2020 con Trentino Green Network.
Quali competenze deve avere un manager della sostenibilità?
Nel 2021 è entrata in vigore la Prassi di riferimento UNI/PdR 109 “Attività professionali non regolamentate: profili professionali nell’ambito della sostenibilità”, che definisce i requisiti relativi all’attività professionale del Sustainability Manager.
Il Sustainability Manager esiste per sviluppare, implementare, monitorare e aggiornare il piano strategico di sostenibilità dell’organizzazione, nella prospettiva di massimizzare, in un’ottica strategica di lungo periodo, i benefici materiali e immateriali per, e il dialogo costruttivo con, gli shareholder e le diverse categorie di stakeholder dell’organizzazione. Obiettivo generale della posizione è anche assicurarsi che l’organizzazione, adottando processi decisionali eticamente orientati, adotti un business model sostenibile basato su prodotti/servizi con positivi impatti socio-ambientali, e li realizzi attraverso una value chain con positivi impatti socio-ambientali. (UNI/PdR 109, p.9)